Fund raising per la sanità e l’università
E’ da quasi un anno che sto lavorando a due progetti. Due ricerche sul fund raising: università e sanità. Visto che in Italia i due argomenti sono quasi sconosciuti, ho allargato la ricerca uscendo dai nostri confini.
Vorrei cominciare a fare qualche considerazioni rispetto a “fund raising e sanità”.
In Italia ci sono alcuni colleghi che hanno cominciato, tempo fa, ad occuparsi di fund raising sanitario, e mi sembra, con ottimi risultati.
Sull’argomento si è scritto poco e sono una quindicina le Aziende Sanitarie e le Aziende Ospedaliere (o Universitarie) che hanno avviato un percorso virtuoso nella raccolta di fondi. Tra questi: Gaslini, Mayer, San Raffaele, Santobono, Istituto dei Tumori…e altri. Ma sono ancora troppo pochi.
La Regione Campania ha un mostruoso deficit sanitario. Una falla nel bilancio grande come un cratere…eppure, c’è un solo ospedale che ha affidato ad un’onlus la raccolta di fondi (quando invece, lo stesso, potrebbe farlo in maniera autonoma ed efficace)
E gli altri, cosa aspettano? Basterebbero tre cose a mio parere: un’analisi corrette delle politiche pubbliche, la voglia di migliorare e l’abbandono delle solite logiche partitiche (molto diverse da quelle politiche..).
Ma se l’ospedale migliora i servizi e finalmente incamera soldi non pubblici, non dovrebbero essere tutti più contenti? Politici compresi.
Mi è stato detto: “non è etico per un ospedale raccogliere soldi dai cittadini che già pagano le tasse per mantenere l’ospedale”…
Per fare fund raising bisogna, prima di tutto, fare informazione.
Lo so….il discorso sarebbe molto più lungo, ma io voglio solo cominciare a dire qualcosa in merito.
Per esempio: il 98% delle persone che frequentano un ospedale sono persone non allettate (medici, personale amministrativo, fornitori, visitatori, cittadini che si recano negli ambulatori..). Questo vuol dire avere ampi margini per lavorare su pubblicità e comunicazione. Le tecniche e i sistemi non mancano certo.
Ed è, a mio parere, molto poco utile attivarsi solo per la raccolta del 5xmille (tipo, Umberto 1° di Roma). Il fund raising è un percorso, è un puzzle fatto di parti ugualmente importanti. Così diventa un pasto che si limita ad una sola fetta di dolce da tagliare con l’accetta…non ha molto senso.
Riporto dal sito web di un ospedale romano, la sezione dedicata al fund raising:
RACCOLTA FONDI
Forme alternative di finanziamento per la sanità pubblica
Alla luce del nuovo quadro normativo derivante dall’introduzione, da parte del legislatore, dell’istituto della sponsorizzazione per la Pubblica Amministrazione (art. 43 L.449/97 e art. 30 L.488/99), le Aziende Sanitarie sono state messe nella condizione di dotarsi di entrate finanziarie alternative a quelle pubbliche, tese all’autofinanziamento della propria attività.
A questo proposito, l’azienda ha avviato il progetto di raccolta fondi che prevede l’utilizzo di forme di finanziamento alternative:
- La sponsorizzazione di progetti ed iniziative, intesa come finanziamenti diretti e specifici da parte di imprese
- Il fund raising, ovvero la raccolta di fondi da privati finalizzata al sostegno di progetti specifici
- Gli sponsor hanno l’opportunità di legare il proprio brand a progetti di interesse collettivo, ad alto contenuto “valoriale”, ottenendone un ritorno d’immagine; hanno inoltre la possibilità di migliorare la relazione con la comunità locale e la propria immagine di azienda socialmente responsabile.
RACCOLTA FONDI: COME VENGONO UTILIZZATI I FONDI RACCOLTI
I fondi vengono utilizzati per questi scopi:
- per rendere più confortevole l’ambiente sanitario con colori, arredi e spazi per il gioco
- per realizzare progetti di umanizzazione con progetti di musicoterapia, animazione, ortoterapia, ludoteche
- informazione all’utenza per facilitare l’accesso alle strutture sanitarie ed alle prestazioni
- formare il personale sanitario con corsi di formazione, manuali, vademecum
- per finanziare campagne di comunicazione, prevenzione e informazione rivolte ai cittadini
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Poche parole per raccontare tutto. Chiaro, semplice e sicuramente fattibile.
Penso che potrebbe essere utile creare un network tra colleghi che operano in ambito sanitario.
Ne parlerò al prossimo Comitato Scientifico del Festival del Fund Raising.
Concludendo, a parte le succitate questioni politico-culturali, mi domando, perché nei corsi per la gestione delle aziende sanitarie non ci sono sezioni dedicate al fund raising? Perché non si obbligano le aziende sanitarie a trovare almeno il 1,0% del proprio fabbisogno attivando campagne di fund raising?
In Italia gli esempi di successo ci sono, sono ben visibili e sotto l’occhio di tutti. Eppure….o forse dovrei dire…purtroppo!
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