Fund raising e people raising per la politica
Ho tenuto una seminario sul people raising all’interno di una summer school politica. Non credo che sia rilevante il colore politico e quindi ometto di dirlo.
E’ stato davvero interessante e direi molto, molto, molto interattivo…eranto tutti molto curiosi.
I punti più dibattuti sono stati: il rapporto con i sostenitori e gli appartenenti al partito (i c.d. militanti), il perché dire “grazie” ai propri collaboratori per quanto fatto e le nuove tecniche di comunicazione (mailing, emailing, l’uso del web, ecc).
Ero sicuro che molte delle tecniche che noi fundraiser utilizziamo di solito, fossero d’uso in tutti gli ambienti più “complessi” del non profit, come i partiti politici, invece mi sono accorto che non è sempre così.
Naturalmente si è finiti anche a parlare di fund raising e della “banconota legata ad un progetto”…nel nostro caso, un “progetto politico”. Credo sia importante non dimenticare che si può sostenere una buona causa, un progetto utile, senza necessariamente voler aderire a un partito.
Aggiornarsi, condividere, poter decidere. Credo che manchi questo, almeno rispetto al people raising. Un diverso approccio con i sostenitori e gli aderenti potrebbe sicuramente migliorare la partecipazione degli stessi alla vita di un movimento politico e aumentare non solo la sua credibilità, ma anche l’afflusso di sostegno finanziario.
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