Fund raising per la cultura: i musei
Prendo spunto da un articolo del Corriere della Sera del 3 ottobre 2009, firmato da Pierluigi Panza, per tornare su un argomento che ho discusso con i partecipanti all’ultimo corso di Alta Formazione in: “Tecniche di raccolta fondi per il non profit e gli enti pubblici” che si sta svolgendo all’Università di Bologna – sede di Forlì.
Fund raising per la cultura: i nostri musei.
“Prestare opere d’arte e ricevere, in cambio, soldi per i restauri. È la ricetta che i francesi stanno applicando nel campo dei Beni artistici con sempre maggiore determinazione. Dal 15 dicembre, per un anno, il Musée d’Orsay di Parigi chiuderà alcuni settori per lavori di ristrutturazione che lo obbligheranno al trasloco di una parte delle sue collezioni.
Ma anziché depositare in un qualche magazzino le opere in esubero, il museo ha deciso di approfittare di questa circostanza per «far circolare all’estero 220 tele». Tra queste, che viaggeranno in due diverse esposizioni, figurano tele di particolare valore. Ciascuna delle due esposizioni organizzate per fare del fundraising girerà in più sedi: Madrid, San Francisco, Canberra, Tokyo.
All’annuncio alcuni critici si sono mostrati perplessi..Ma a far valere le ragioni di questa soluzione ci ha pensato il direttore del Musée d’Orsay: «Questi prestiti ci porteranno circa 10 milioni di euro, una somma straordinaria per i tempi che corrono dove il mecenatismo è a reddito zero ». Se si considera che i lavori di restauro costeranno presumibilmente circa 11 milioni, si comprende l’importanza del prestito.
Quella del museo parigino è un’operazione che potrebbe fare da apripista ad altre analoghe. Secondo Mario Resca, neodirettore per la valorizzazione del ministero dei Beni culturali italiani, i francesi stanno andando in una direzione «certamente interessante e, con le dovute cautele, da seguire».
In Italia movimentiamo circa 12 mila opere all’anno, ma non ricaviamo contropartite economiche, bensì restauri e scambi. Caso emblematico di non valorizzazione, secondo Resca, è quello che sta per accadere ai Bronzi di Riace. Il Museo di Reggio Calabria, dove sono conservati, sta per chiudere molti mesi per lavori. «Non sarebbe un’occasione per portarli in giro nel mondo? Invece no. Le forze locali fanno barricate per trattenerli in un museo che chiude e fattura 100 mila euro all’anno». I bronzi saranno spostati per un check up all’Icr (Istituto centrale per il restauro di Roma). Poi si vedrà….”
Continuo a sostenere che sarebbe necessario organizzare “viaggi culturali comparativi obbligatori” nelle capitali europee (e non solo) per molti nostri politici ed amministratori pubblici…
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