Donare sangue: fund e people raising
Sto lavorando a un nuovo corso sul people raising. Ho molto materiale raccolto per la ricerca comparativa sul fund raising sanitario e ho deciso di utilizzarlo.
La foto a lato ritrae (purtroppo male) una polo in vendita presso il negozio interno del Mount Sinai Hospital di New York City.
Ho trovato molto interessante il rapporto tra cittadini e ospedali negli Stati Uniti d’America. In molte strutture sono presenti organizzazioni di volontariato legate al singolo ospedale che si occupano di offrire supporto in modi diversi: soldi, beni, organi, sangue.
Il supporto che sicuramente ha maggior visibilità negli USA è la donazione di sangue. Ho visto spot televisivi davvero ben fatti e centri raccolta sangue accoglienti e pieni di comodità (sale con collegamento wi fi, schermi al plasma, poltrone relax, quotidiani a disposizione..). I soldi per “stare comodi”? Quasi tutto realizzato attraverso il fund raising.
Il donatore di sangue è un “donatore” particolare. Dona una parte del proprio corpo e lo deve fare in maniera consapevole. Per questo, il donatore più sicuro è sicuramente un cittadino informato e formato. Il donatore che da “occasionale”, diventa quindi “periodico”. Proprio come nel fund raising.
I donatori di sangue sono una comunità che ha fortemente bisogno di collanti. Sentirsi parte di un gruppo, sentirsi utili, forse sentirsi dire anche ogni tanto “grazie”.
E da questo “grazie” mi è venuta un’idea che testerò a breve.
Perché non invitare a una festa i soggetti che hanno ricevuto sangue e fargli incontrare i donatori di sangue? Non c’è necessità di dire a Mario che Anna gli ha donato sangue ma di dire a Mario, Antonio, Eva e Luigi che persone come Anna, Lucia e Marco gli hanno, forse, salvato la vita.
Potrebbe essere un bel modo per coinvolgere ancor di più i donatori e per far capire ai riceventi e al resto dei non donatori, che un’operazione chirurgica ben riuscita, non dipende solo dal chirurgo ma anche dal dono di tanti cittadini.
I commenti sono chiusi.