Il fundraising al tempo della crisi
Soula Alevridou, imprenditrice ellenica e proprietaria di due grandi bordelli a Larissa ha offerto 3000 euro in donazione ad una scuola in dissesto finanziario. All’inizio la donazione era stata accettata con grande gioia…poi, “la gente mormora..” e i dirigenti dell’istituto hanno cambiato idea e hanno preferito restituire i soldi.
La generosa donazione ha una sua storia. L’associazione dei genitori della scuola, aveva lanciato un appello pubblico per reperire fondi necessari all’acquisto di libri e attrezzature per gli studenti…e a questo punto, arriva l’assegno della tenutaria, unico donatore a rispondere all’appello.
«È l’unica persona che ha risposto all’appello e che ha cercato di aiutarci – ha dichiarato Theohari Massaras, vicesindaco della città -. Le scuole, ormai, sono totalmente sottofinanziate. Le municipalità locali sono responsabili delle loro finanze e a causa delle crisi non ci sono più soldi, nemmeno per comprare le aspirine ai bambini. I genitori che sono colpiti ferocemente dalle numerose misure di austerità sono disperati. Molti di loro non possono permettersi di acquistare i libri per i loro bambini».
Poi, arrivano le polemiche.
«Le donazioni rivelano quanto una società sia solidale – dichiara Giorgos Panayiotopoulos, direttore provinciale dell’istruzione nei territori della Grecia occidentale -. Le scuole sono autorizzate ad accettare i finanziamenti quando questi arrivano da associazioni di genitori. Ma non bisogna dimenticare che la scuola elementare educa i nuovi membri della nostra società, detta loro un sistema di valori e i comportamenti che dovranno avere nel futuro. Lo sfruttamento della scuola e per estensione dei suoi alunni portato avanti da diversi imprenditori è inaccettabile e dovrebbe essere denunciato senza riserve, specialmente quando gli scopi delle loro attività economiche collidono con i principi dell’educazione. Ciò che è legale non è necessariamente morale. Noi dobbiamo proteggere i nostri bambini».
«Sarebbe stato molto più intelligente prendere la donazione e non dichiararne la provenienza – taglia corto il vicesindaco Massaras -. In questo modo, invece, non si è risolto nulla. E la situazione resta tragica».
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