#Fundraising: sette modi per evitare di raccogliere solo monetine
Fare fundraising non è semolice. Per raccogliere fondi, in maniera professionale, serve molto di più che saper dire: “mi dai un euro? Sono per beneficenza”. Di seguito elenco alcuni spunti di riflessione.
Credere nella Causa. Chi vuole raccogliere fondi deve credere che la sua causa sia davvero meritevole. Bisogna dedicarle tempo, spazio e forse anche soldi. Bisogna metterci la faccia.
Non serve avere fretta, per ottenere risultati serve tempo. Il successo del fundraising non arriva in una notte. Per fidelizzare un donatore occorrono metodo, programmazione e molta cura. Volendo utilizzare un linguaggio vicino al marketing, è necessario un investimento a lungo termine. Certo, si può sempre avere fortuna e realizzare in poco tempo grosse somme di denaro ma a dirla con una frase di uno dei personaggi del Signore degli Anelli, Samwise Gamgee, “le scorciatoie significano solo lunghi ritardi”.
Avere un piano di lavoro e metterlo nero su bianco. E’ necessario programmare le azioni nel tempo. Questa cosa non è digerita dalla maggioranza del nonprofit italiano.
Concentrarsi sulle cose importanti. Troppi dirigenti di organizzazioni nonprofit sfornano idee in continuazione. Questo crea confusione.
Bisogna avere coraggio. C’è differenza tra l’essere coraggioso e l’essere avventati, ma in sostanza, se non siete disposti a correre dei rischi, non farete molta strada nel fundraising.
Sperimentare. Bisogna trovare nuove strade e nuove tecniche per raccogliere fondi, ricordandosi che tutto va rapportato al caso concreto (frase del mio professore di Diritto Privato il cui ricordo ancora mi perseguita…).
Avere i numeri. Il fundraising è network, rete, contatti, pubbliche relazioni. Poi è anche raccolta di fondi. Senza rete si fa poco. Se manca la rete, va costruita e serve tempo.
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