#fundraising, patrimonio culturale e la parola gratis
Gratis per tutti e per sempre. Questa è la promessa del fondatore di Facebook Mark Zuckerberg. Facebook non vive di aria ma dietro il gratis iniziale c’è una precisa strategia di marketing che ha consentito al colosso americano di essere quotato anche in borsa. Qualcuno ha proposto che il Patrimonio culturale italiano sia aperto gratis per tutti. Il concetto di gratuità, a mio avviso, va trattato con grande attenzione perché spesso, quando qualcosa è gratis, non si apprezza a pieno. Naturalmente, esiste differenza tra gratis e dono. Nel nostro caso, il gratis è legato, per esempio, all’ingresso in un museo, alla visita di una mostra o di un palazzo storico senza richiesta di biglietto di ingresso. Ma quanto ricava dai biglietti di ingresso un museo? Quanto ricava dai servizi connessi? E dal fundraising? E’ possibile eliminare il pagamento dell’ingresso potenziando altri introiti? Forse si. Il fundraising, a mio avviso, può rappresentare una buona soluzione.
Grazie alle donazioni di privati, aziende e fondazioni, un museo può ricevere somme di denaro a copertura parziale delle proprie uscite. Questo dipenderà da molti fattori ma complessivamente i benefici possono esserci.
Purtroppo, nel nostro Paese, il fundraising per il patrimonio culturale è quasi inutilizzato. Manca in primis una visione ampia del senso della gestione del patrimonio accompagnata ad una diversa cultura della gestione dei beni. I benefici fiscali per le donazioni potrebbero essere migliorati e semplificati (sicuramente gli adempimenti dell’attuale Art bonus non sono semplicissimi) e, a mio avviso, sostenere il restauro di opere d’arte con parte dei proventi del gioco ( lotto, gratta e vinci…ecc) non renderà il gioco meno pericoloso, meno patologico e più “etico”. Il solo pensare che la tombola dovrà salvare il patrimonio culturale italiano, nasce da una mancata educazione verso la tutela della nostra Storia. Non può essere l’azzardo la molla per salvare Pompei….o forse si?
Ciao e grazie per il tuo post.
Io credo che il gratis, parlando di offerta di servizi, abbia senso solo se collegato ad operazioni di marketing, altrimenti, penso che sia necessario far pagare sempre qualcosa. Pagare anche poco ma far pagare! Negli USA come nel Regno Unito, in molti musei l’ingresso è a “offerta minima”. Non so se da noi sia un sistema fiscalmente possibile ma potrebbe essere una via di mezzo tra “ingresso libero” e “ingresso con un prezzo basso”…Ma esiste nel nostro Paese la sensibilità per fare questo tipo di operazioni? A me la tua idea piace! In bocca al lupo!
Raffaele