#Fundraising per la #politica n°77: la raccolta fondi durante le elezioni regionali 2015
Solo il 46% dei candidati ha utilizzato le tecniche di fundraising per chiedere fondi a sostegno delle proprie campagne elettorali. Ventotto candidati sotto esame per capire quanti hanno utilizzato il fundraising e come hanno comunicato la loro “ricerca di fondi”.
In occasione delle ultime elezioni regionali, il numero dei votati è stato molto basso, segno dello scollamento tra cittadini e politica. Nel 2017 saranno definitivamente aboliti i finanziamenti pubblici ai partiti. Ad oggi, sono in pochi a prepararsi ai tagli e sono ancora meno quelli che hanno iniziano a “dialogare” con i cittadini per chiedere sostegno economico. I partiti non sono stati capaci di convincere i cittadini a donargli, nella scorsa dichiarazione dei redditi, nemmeno il 2 per 1000, che peraltro non ha nessun costo per il contribuente. Su 41 milioni di contribuenti, solo 16.000 hanno donato. Un fallimento totale. Questo dovrebbe far ripensare al rapporto tra politica e cittadini.
E’ giunto al quinto anno il lavoro di ricerca sul fundraising per la politica in Italia. Nel dicembre 2010, Il Centro Studi sul Non Profit ha pubblicato la prima ricerca comparativa sul fundraising per la politica in Italia, Stati Uniti d’America e Regno Unito, con un focus sulle elezioni regionali.
Raffaele Picilli, autore della ricerca insieme a Salvatore di Falco: “nel 2010 era la prima volta che in Italia si parlava di fundraising a favore della politica. L’argomento era quasi del tutto sconosciuto e solo un partito aveva al suo interno un ufficio dedicato alla raccolta di fondi. Oggi, in collaborazione con Competere.eu e Raise the Wind, il Centro Studi sul Non Profit ha deciso di pubblicare una nuova ricerca sui sistemi di raccolta fondi per le elezioni regionali. Il 2017 è vicino e volevamo capire quali fossero le contromisure dei partiti per rimediare alla prossima abolizione del finanziamento pubblico.”
Il 31 maggio 2015, si è votato per le elezioni regionali in sette regioni. La ricerca ha preso in esame il fundraising attivato da ventotto candidati alle presidenze di regione.
Appena il 46% di candidati ha utilizzato tecniche di fundraising. La maggior parte, peraltro, sbagliando messaggio: si è legata la richiesta di fondi alla mancanza di liquidità, come dire, non sono ricco di famiglia e quindi aiutatemi! Non esiste messaggio più errato.
Lo strumento di donazione più utilizzato è stato la carta di credito con il 36%, a seguire il bonifico bancario con il 25%, e poi, a pari merito, il bollettino di conto corrente postale e il crowdfunding: 7%. In Italia, l’uso del bollettino di conto corrente postale è uno dei sistemi di raccolta più utilizzato, in alcune occasioni supera l’80%.
La raccolta dati dei donatori, fondamentale per la fidelizzazione, ha riguardato solo il 39% dei candidati, mentre il form sul sito web con la donazione suggerita è stata utilizzato appena dal 18% di essi.
Volontariato: solo il 39,3 % dei candidati alla presidenza, ha chiesto ai cittadini di svolgere attività organizzate di volontariato a proprio favore.
Solo un candidato sui ventotto presi in esame ha rendicontato puntualmente sul proprio sito web, giorno per giorno, i fondi raccolti e le spese sostenute durante la campagna elettorale.
I fondi da raccogliere devono essere sempre legati ai programmi elettorali: la motivazione è quella. Si sostiene un candidato perché si condivide con lui un programma di lavoro, non per altro.
E’ interessante notare che molti candidati si sono dotati di un sito web e hanno iniziato la raccolta fondi soltanto un mese prima dell’appuntamento elettorale. Tutto ciò denota approssimazione per un’attività strategica come il fundraising per la politica. E’ quasi impossibile avere risultati quando i tempi sono così stretti. Le attività di raccolta fondi dovrebbero partire almeno sei mesi prima della data delle elezioni.
Rispetto al 2010 è risultato evidente che rispetto al fundraising e al people raising, in Italia c’è stato un certo avvicinamento al modello anglosassone, ma siamo ancora lontani. I social network sono stati il canale più usato da tutti gli aspiranti presidenti di regione per comunicare con i propri elettori, effettivi e potenziali, durante l’intera campagna elettorale.
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