#fundraising e patrimonio culturale: Parigi val sempre bene una messa?
Alcuni giorni fa, l’azienda x, ha chiesto ad un museo italiano di fama internazionale, alcuni spazi interni per l’organizzazione di una sfilata. Ha offerto una generosissima donazione al museo e avrebbe offerto, a conclusione della serata, una donazione anche all’associazione y, mia cliente, molto impegnata nella tutela e conservazione del patrimonio culturale.
Il museo avrebbe portato a casa una somma notevole (una somma pari alla vendita dei biglietti per dieci giorni di apertura), l’associazione una donazione e l’azienda aumentato e migliorato la sua visibilità. Va detto che la donazione al museo avrebbe dovuto coprire anche il costo degli straordinari per il personale di vigilanza.
Dopo lunghe trattative, la risposta è stata negativa: “non ci sembra il caso”.
In tanti e importanti musei del mondo si organizzano eventi e le aziende sono le benvenute. Il fundraising e le sponsorizzazioni hanno personale amministrativo che cura solo questi settori. Regole chiare, richiese di precise garanzie, assicurazioni supplementari a tutela dei beni, spazi pre individuati per organizzare gli eventi (per evitare danni irreparabili). Tutto in cambio di donazioni o di somme legati a tariffari.
Quando mancano i soldi per i restauri è meglio lasciar cadere a pezzi il patrimonio culturale o accettare, per poche ore, di veder sfilare delle modelle nell’atrio del museo? A mio avviso, la seconda.
“Il carattere culturale unico dei monumenti dell’Acropoli è in contrasto con un evento di questo tipo” è stata la risposta della Commissione archeologica centrale greca alla richiesta della maison Gucci di organizzare una sfilata all’interno dell’Acropoli. Il progetto di Gucci era quello di far sfilare le modelle tra i marmi del Partenone e dell’Eretteo, come fece la maison Dior nel 1951, in un défilé di quindici minuti, organizzato per circa trecento ospiti, che avrebbe dovuto tenersi a giugno. In cambio, Gucci avrebbe offerto alla KAS “un sussidio di due milioni di euro per un piano di restauro di cinque anni dell’Acropoli o per qualsiasi altro progetto similare indicato dalle autorità elleniche”. Ai due milioni offerti per la sfilata, si sarebbero potuti aggiungere anche altri 55 milioni di euro derivanti dai diritti sulle immagini che sarebbero stati trasmessi in tutto il mondo.
Quindi, per poche ore di impegno, decine di milioni di euro.
“Il Partenone è un monumento importantissimo ed un simbolo universale da proteggere per noi greci”, ha detto ieri il ministro della Cultura ellenico Lydia Koniordou. Una proposta “volgare”, quella di Gucci, infine, secondo Euguenia Gatopoulou, direttore generale dell’area restauro, musei e opere tecniche del ministero della Cultura.
Evidentemente, meglio metterci cento anni per concludere i restauri che accettare di utilizzare una minima percentuale degli spazi dell’Acropoli (area vastissima), per solo un paio di ore, per una sfilata.
La scorsa estate Fendi organizzò a Roma una suggestiva sfilata “sull’acqua” della fontana di Trevi, appena restaurata con i fondi messi in campo dalla stessa maison. La fontana ha perso la sua dignità? A me sembra più bella che mai. L’anno scorso furono i chiostri dell’abbazia di Westminster a fare da cornice al défilé di Gucci. Gli inglesi sono forse più fessi e sprovveduti dei greci?
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