Terzo Settore: senza rete un consulente lavora poco e male
Maria Siano, che ringrazio per l’opportunità, ha voluto intervistarmi focalizzando le domande sul lavoro del consulente. Ecco le mie risposte.
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Raffaele Picilli, originario di Salerno fundraiser per il non profit e per la politica dal 2001. Una associazione quella di EUconsult Italia attiva da tre anni nel nostro paese. Realtà fatta di professionisti del settore non profit che fa riferimento all’associazione Euconsult, network europeo.
A Raffaele Picilli il compito di raccontarci, come neo presidente, l’associazione.
Come nasce EUconsult Italia ?
L’associazione nasce dal desiderio di un gruppo di professionisti, tra cui Francesca Zagni e Pasquale Pesce, di creare in Italia una realtà vicina a quella europea di EUconsult, professionisti in grado di fare squadra e rete.
Ci siete riusciti?
Direi proprio di sì. Siamo attivi sul territorio nazionale da tre anni. Periodicamente invitiamo nuovi professionisti ad entrare in associazione. Soci selezionati in base al curriculum vitae, alle esperienze lavorative e competenze.
Chi sono i soci di EUconsult Italia?
Professionisti impegnati nei settori del fundraiser, comunicazione, esperti in mediazione, ecc. Abbracciamo tutte le professioni impegnate nel settore non profit.
Quali sono i gap del non profit in Italia?
Il primo è l’improvvisazione. Non si gestisce in modo attento quella che è la struttura e i volontari presenti all’interno delle singole realtà. Inoltre c’è una mancanza di investimenti, c’è il desiderio di raggiungere determinati obiettivi, senza però investire nelle azioni da compiere: materiali, strutture, professionalità.
Differenza tra le realtà italiane e quelle europee?
In Europa ci sono molti più controlli. In Inghilterra per esempio esiste il charity navigator sulle raccolte fondi che in Italia manca. Se l’associazione non utilizza bene i fondi viene chiamata a risponderne.
Perché una associazione deve affidarsi ad un professionista?
Perché l’improvvisazione non paga. Se l’erba del vicino è più verde il motivo ci sarà. Il consulente affianca l’associazione in un percorso di crescita e di autonomia. Gli insegna ad affrontare e risolvere i problemi invertendo la rotta.
A cosa serve l’Europa in un periodo di così forte chiusura tra i singoli paesi?
L’Europa è una opportunità di crescita e di confronto che non possiamo farci mancare. Incontrare altri professionisti ti permette di conoscere aspetti e realtà innovative in grado di rispondere a determinati bisogni.
Prossimi impegni?
L’organizzazione il 7 giugno a Milano di un workshop di confronto tra professionisti del profit e non profit per scoprire punti in comune e differenze. Il confronto è crescita.
Un consiglio a chi vuole affacciarsi a questo settore?
Prima di lavorare nel non profit è opportuno una parentesi di lavoro nel profit per comprendere le dinamiche e l’organizzazione del lavoro e poi lavorare tanto. Non ci si improvvisa consulenti, se non lo sei, i risultati non arrivano. Questa è una certezza.
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