People raising: il burnout nelle organizzazioni di volontariato
Quali sono le cause del burnout nelle organizzazioni non profit?
Le organizzazioni non profit devono, spesso, confrontarsi con aspettative elevate e pressioni significative, specialmente nei casi di emergenza e ancora di più quando le emergenze non terminano velocemente, come nel caso del Covid-19.
Pertanto, per proteggere la qualità o la portata dei servizi, la disponibilità di cassa e il numero dei volontari o dei dipendenti, le organizzazioni non profit a volte cercano di trovare soluzioni. In primis, si tende a tagliare i servizi o il personale. Questo è assolutamente controproducente e ha un prezzo altissimo.
Tagliare il personale e non diminuire i servizi oppure, aumentare i servizi e non incrementare il numero dei volontari o dipendenti, porterà all’innalzamento dei livelli di stress per tutti.
Se l’organizzazione funziona male, la ricaduta si avrà anche sul fundraising e sulla reputazione.
Il burnout può causare reali problemi fisici, psicologici ed emotivi. Quando la situazione peggiora, il burnout può causare ansia e depressione e altri gravi problemi di salute legati allo stress. Inoltre, il burnout è un importante fattore che contribuisce al problema del turnover dei dipendenti e dei volontari del settore non profit. Cosa accade? Che il volontario o il dipendente sotto continuo stress, rallentano il lavoro, lo fanno senza motivazione, senza convinzione e spesso abbandonano l’organizzazione.
Come limitare i danni per volontari e dipendenti?
- Programmare con attenzione il lavoro
- Fare delle pause dal lavoro
- Utilizzare il tempo libero per socializzare, fare vacanze, non pensare ai problemi dell’organizzazione
- Stabilire i confini tra organizzazione e vita privata
- Imparare a delegare
- Esternalizzare i servizi
- Dare priorità alla propria salute
- Comunicare con l’organizzazione
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