BeAfundraiser!

Fundraising per la politica e Manifesto per il finanziamento privato

Rapporto tra fundraising e politica oggi: a che punto siamo? Quale il possibile futuro?

Dopo la presentazione di Roma, anche a Milano si discute di finanziamento privato della politica. Si è iniziato con la lectio introduttiva di Nando Pagnoncelli sull’impopolarità del finanziamento pubblico ai partiti, la riflessione del Prof. Luigi Ceccarini – ordinario di Scienza politica a Urbino e Presidente della Società Italiana Studi Elettorali sull’uso etico del denaro: far del bene alla democrazia e la sessione dedicata al finanziamento privato dei partiti in Italia di cui hanno parlato Raffaele Picilli, fundraiser per la politica di Raise The Wind, Federico Anghelé, Direttore di The Good Lobby Italia, Aiste Galinyte, Project Officer di Transparency International Italia – la quale ha presentato la ricerca “Soldi e Politica – L’integrità della politica in Italia Normative e Prospettive” – e Silvia Panini di Volt Italia.

Lo scandalo che ha travolto i vertici della Regione Liguria ha riportato d’attualità i rischi connessi al finanziamento privato alla politica, da una parte in assenza di regole chiare sui rapporti tra decisori pubblici e portatori di interessi (legge sul lobbying), dall’altra per il proliferare di fondazioni e comitati che sono diventati il vero canale (non sempre trasparente) attraverso il quale la politica si finanzia.

Come hanno evidenziato gli organizzatori Raise the Wind, The Good Lobby, Transparency International Italia e Volt, il finanziamento alla politica in Italia è uno degli aspetti fondamentali della democrazia rappresentativa e un potenziale motore della partecipazione politica attiva della cittadinanza. Ma, al contempo, il suo attuale stato è oscuro ed escludente. Lo strumento della donazione del 2xmille dell’Irpef a un partito politico di propria scelta rimane un’opzione poco conosciuta e accessibile solo alle forze politiche già presenti in Parlamento.

In occasione del pomeriggio presso l’Ipsos, Volt, The Good Lobby, Raise the Wind e Transparency International hanno presentato il loro Manifesto per un finanziamento etico, trasparente e democratico alla politica del quale hanno discusso con tesorieri ed esponenti delle istituzioni presenti. L’obiettivo è di trovare un punto d’incontro tra i partiti e gli esperti della società civile che, con le loro proposte, vorrebbero un finanziamento della politica di nuovo accessibile e trasparente attraverso un codice etico di comportamento dei partiti, la democratizzazione dello strumento del 2xmille, una rendicontazione chiara, unica e tempestiva per chiunque riceva fondi a sostegno della politica, una regolamentazione delle associazioni e fondazioni legate ai partiti e la creazione di sistemi che evitino il voto di scambio, prendendo esempio dalle strutture di finanziamento delle campagne elettorali dei PAC statunitensi.

“Come le vicende che hanno travolto il governatore ligure Toti dimostrano, un finanziamento alla politica prevalentemente privato avrebbe bisogno di anticorpi in materia di trasparenza ad oggi ancora largamente assenti. Servirebbero una regolamentazione del lobbying che ci permetta di rendere pubblici i rapporti tra i portatori di interesse e le istituzioni; una piattaforma unica nazionale che permetta a tutti un controllo puntuale e costante del finanziamento, non solo ai partiti ma anche ai candidati e alle fondazioni politiche; risorse adeguate per il comitato incaricato di controllare ed eventualmente sanzionare”, rimarca Federico Anghelé, direttore di The Good Lobby. 

“La contrarietà che i cittadini esprimono nei confronti del finanziamento pubblico dei partiti è riconducibile al profondo discredito che ha investito la politica negli ultimi due decenni ma anche della percezione distorta dell’entità dei costi della politica. Eliminare il finanziamento pubblico ha rappresentato per l’opinione pubblica un modo per punire le forze politiche, sottovalutando le conseguenze non solo per l’azione dei partiti ma anche per il funzionamento del sistema democratico”, ha spiegato Nando Pagnoncelli Country Chairman di Ipsos.

“Il fundraising per la politica ha bisogno in Italia di regole certe. Oggi non è così. Sostenere la politica con i finanziamenti privati è necessario per far funzionare la macchina politica e consentirci di vivere una piena democrazia e non una per censo. Pensare di fare a meno del finanziamento privato, vuol dire ripensare ad introdurre il finanziamento pubblico”, secondo Raffaele Picilli, fondatore di Raise the Wind.

“Perché in politica si vedono “sempre le stesse facce”? Perché l’accesso alle forze politiche nuove è strutturalmente limitato. Il 2xmille è accessibile solo ai partiti con un rappresentante eletto al Parlamento, e per partecipare alle elezioni è necessario raccogliere firme in forma cartacea e con autenticazione da parte di notaio. Una barriera all’ingresso inaccessibile. Sarebbe necessario da una parte allargare la pletora di partiti che possono accedere al 2xmille e reintrodurre i rimborsi elettorali – magari superando una certa quota di voti come in altri Paesi come la Francia, dall’altra ridurre le barriere alla presentazione delle liste elettorali”, ha commentato Silvia Panini di Volt. 

“Riteniamo sia necessaria una maggiore trasparenza del finanziamento alla politica e dati più accessibili ai cittadini e in formato open data, inoltre, il potenziamento degli organismi preposti al controllo e norme più stringenti sul finanziamento tramite i soggetti terzi come le associazioni e fondazioni politiche. Per migliorare i processi democratici ed evitare aree di opacità è fondamentale usare strumenti di prevenzione efficaci: regolamentare il fenomeno delle porte girevoli, disporre di norme sui conflitti di interessi adeguate e per tutti i livelli politici”,  affermano Aiste Galinyte e Roberto Giambelli di Transparency International Italia.

I commenti sono chiusi.