“Per i prossimi cinque anni, al di là degli andamenti del mercato finanziario che determinano gli utili delle Fondazioni di origine bancaria, queste ultime erogheranno ai Centri di servizio per il volontariato e alla Fondazione per il Sud risorse garantite e continuative. É questo il punto più significativo dell’accordo firmato a Roma dall’Acri, l’associazione che rappresenta collettivamente le Fondazioni, il Forum del Terzo Settore, CSVnet – Coordinamento Nazionale dei Centri di Servizio per il Volontariato, Consulta Nazionale Permanente del Volontariato presso il Forum, Convol – Conferenza Permanente Presidenti Associazioni e Federazioni Nazionali di Volontariato, Consulta Nazionale dei Comitati di Gestione – Co.Ge.
In particolare, a valere sui loro bilanci relativi agli esercizi dal 2010 al 2014 e con riserve accantonate negli anni precedenti, le Fondazioni di origine bancaria assegneranno ogni anno per cinque anni:
• 24,4 milioni di euro alla Fondazione per il Sud, che dovrà utilizzarne almeno 5 milioni per le Organizzazioni del volontariato del Mezzogiorno;
• 60 milioni di euro ai Centri di servizio per il volontariato, di cui una quota decrescente da 49 a 46 milioni utilizzabile dai Csv per i servizi, d’intesa con i Co.Ge, e il resto per la progettazione sociale, d’intesa anche con le Fondazioni.
Ai Centri di servizio per il volontariato le Fondazioni di origine bancaria, in base all’art. 15 della legge 266/91, devono erogare 1/15 dei loro avanzi di esercizio (ovvero proventi meno spese di funzionamento) al netto della riserva obbligatoria (che serve a garantire, almeno in parte, la salvaguardia del valore del patrimonio della Fondazione dall’incidenza dell’inflazione) e della quota di risorse da destinare ai settori rilevanti (pari al 50% delle risorse destinate alle erogazioni).
Nella parte normativa dell’accordo sono inoltre previsti alcuni altri punti qualificanti:
1. L’introduzione di un nuovo modello di ripartizione regionale dei fondi per i Csv, fondato su un ventaglio allargato di fattori, non solo demografici (come quelli adottati finora) ma anche riferiti al bacino di utenza dei Csv stessi (assumendo come parametro il numero di Organizzazioni di volontariato), alla struttura del territorio e alle condizioni economiche.
2. L’introduzione di un sistema premiale, i cui criteri saranno definiti con successivi accordi, attraverso cui sarà distribuita una quota pari al 10% dei fondi disponibili per i Csv.
3. L’impegno a realizzare congiuntamente un’approfondita analisi del funzionamento dei sistemi regionali dei Co.Ge e dei Csv, volta a definire le loro specifiche competenze e a individuarne, attraverso modelli e standard quali/quantitativi di funzionamento, il fabbisogno finanziario. A tal fine l’accordo nazionale pone uno specifico impegno delle parti a promuovere l’adozione di un modello unificato di rendicontazione dell’attività dei Csv e dei Co.ge. e fissa un termine di 15 mesi per il completamento dell’attività di studio”