Negli Stati Uniti, dove è nata nel 1982 e dove si svolge in oltre cento città americane.
Oggi sono stato a quella organizzata a New York.
Avrei voluto partecipare come corridore, ma il mio obiettivo era toccare con mano il loro sistema fund raising. Ma non solo. Ho chiesto ad alcuni partecipanti, uomini, donne, gruppi di amici, persone in sedia a rotelle, anziani, perché per loro fosse importante esserci. Molti mi hanno fatto leggere il nome che avevano scritto dietro la maglietta di gara: “corro per Marylin, mia mamma”, oppure “in memoria di Joshua, i suoi amici”, “mamma sono orgogliosa di te”.
A partire da questo vorrei fare alcune personali riflessioni.
Una delle chiavi di lettura del fund raising americano e anglosassone, credo che sia “onorare la memoria”.
Dopo la “comunicazione acronima” (termine inventato da me..sorry), ritengo che l’onorare la memoria sia qualcosa che non fanno mai mancare nei loro programmi di fund raising. C’è sempre qualcosa costruito, pensato, donato in memoria di qualcuno. Dalla panchina nel parco in memoria di un suo frequentatore, fino al monumento che stanno costruendo a Ground Zero.
Anche da noi si faceva così, già nell’800…poi abbiamo dimenticato.
In Italia, ci limitiamo spesso a copiare il fund raising degli altri, innoviamo poco. Copiamo testi, eventi, tecniche, mailing. Non voglio fare di tutta l’erba un fascio, ma in tanti usano format di altri. Non voglio dire che sia sbagliato, penso solo che chi raccoglieva fondi in Italia a inizio secolo, aveva un po’ più di fantasia.