Sul sito web del Centro Servizi al Volontariato del Lazio CESV SPES, www.volontariato.lazio.it, è possibile leggere l’intervista che la giornalista Chiara Castri mi ha fatto per il periodico RETI SOLIDALI.
Ne riporto uno stralcio:
“Qual è la situazione del Centro-Sud Italia? È più difficile fare fundraising?
«Su 10 richieste di consulenza, 4 arrivano dal Nord, 3 dal Centro e 3 dal Sud. Volendo fare una classifica rispetto al Sud, le richieste arrivano da: Puglia, Campania, Sicilia, Molise, Calabria e Basilicata. Il 90% di quelle che provengono dal Lazio riguardano Roma. Fare fundraising in Italia è difficile, ancor più nel Centro-Sud. Molti sono convinti che il fundraiser debba essere ricompensato “a percentuale”, ricevere una “mancia” su quanto raccolto. Il fundraising, per fortuna, è molto altro. La sponsorizzazione è solo una delle tante tecniche. Il mio obiettivo è fidelizzare il donatore, portarlo da occasionale a periodico».
Quali sono le peculiarità del Lazio?
«In Lazio ci sono molte realtà del non profit con enormi potenzialità, ma il fundraising è poco conosciuto o c’è diffidenza, oppure si crede erroneamente che una consulenza possa costare molto e rendere poco. Occorre parlarne molto di più, chiarire che il fundraising non consiste solo nella raccolta di fondi. Si tratta di un’operazione anche culturale. Prendiamo Roma: quante sono le associazioni che partecipano ai corsi sul fundraising? La percentuale è minima. Ci sono corsi organizzati dai Csv, ma quanti sono quelli che partecipano? E poi non bisogna pensare il fundraising solo legato alle associazioni di volontariato, ma anche ad altre istituzioni come università, ospedali, scuole, asili, cooperative e perfino partiti politici».”
Ringrazio la dott.ssa Castri per la sua cortesia.