Da poco, a Roma, è stato presentato il volume “Fundraising e comunicazione per la politica” (di Picilli R e Ripoli M. – Collana Competere, Rubbettino Editore) il primo saggio dedicato al fundraising politico spiegato anche attraverso le tecniche del marketing elettorale e i principi della comunicazione politica.
Durante la presentazione, agli autori è stata posta una domanda: quale può essere per il politico il modo migliore per chiedere donazioni? Premesso che non esiste una tecnica miracolosa, il sistema che ha maggiori possibilità è sicuramente l’utilizzo del c.d. face to face.
Il face to face, ovvero l’incontro faccia a faccia, è uno dei metodi più efficaci per assicurarsi contributi consistenti da parte dei sostenitori. E’ tuttavia il metodo che richiede più tempo per raccogliere fondi, spesso servono mesi per avvicinare, convincere e ricevere una donazione da un donatore.
Nel fundraising per la politica, il primo a utilizzare questa tecnica dovrebbe essere il candidato stesso o i membri del partito. A loro volta, queste persone dovrebbero chiedere personalmente altre donazioni a un secondo gruppo di possibili donatori: i familiari, gli amici, i colleghi di lavoro. E’ un ottimo esercizio per cominciare. Se il candidato non riesce ad avere il sostegno delle persone che meglio lo conoscono, difficilmente riuscirà ad avere donazioni da chi non lo conosce. Il face to face produrrà risultati, solo se inserito in un’efficace programmazione e utilizzato insieme ad altre tecniche di fundraising (direct mail ed email, donazioni online, ecc.).
Nel fundraising non può esistere la frase “mi vergogno di chiedere fondi”. Certo, è sicuramente difficile sedersi di fronte alle persone e chiedere soldi. Ma se qualcuno acconsentirà ad incontrarvi, sarà probabilmente consapevole del motivo dell’incontro e forse disponibile a fare una donazione. Parlare poco, ascoltare molto e poi chiedere utilizzando due parole, oggi non troppo scontate: per favore e grazie!