Il colonello Hannibal Smith, a capo della squadra di ” A-Team” (nota serie Tv degli anni 80) chiudeva le sue missioni con una frase: “vado matto per i piani ben riusciti !”
Pianificare, organizzare, dedicarsi al fundraising. Non esiste la frase: “non ho tempo”. Voti, consenso e fondi fanno parte di uno stesso cerchio, sono le portate dello stesso pranzo. Eppure, nel nostro Paese, sembrano tutti a dieta.
Certo, esiste il fattore fortuna. Ma può funzionare una volta, non sempre.
Il fundraising va programmato perché c’è bisogno di tempo e calma per chiedere fondi. Barack Obama, moltissimi anni fa, ha iniziato le sue raccolte di fondi telefonando ai suoi amici più stretti: “Ciao, ho bisogno del tuo sostegno..ecc ecc” e chiudeva le telefonate chiedendo il numero della loro carta di credito. Perché ha telefonato quando invece poteva scrivergli una bella lettera? Semplicemente perché Obama aveva i consulenti giusti.
I primi 21 secondi di un incontro con il donatore fanno la differenza. Conviene davvero improvvisare?