Parlare di fundraising per la politica non basta. Ci sono dei limiti alle donazioni, non solo etici ma anche legali.
A seguito della nuova riforma, in Italia ci sono, per la Camera 232 collegi uninominali e 63 collegi plurinominali e 116 collegi uninominali e 33 collegi plurinominali per il Senato della Repubblica. I collegi sono stati determinati dal Governo che si è avvalso di una Commissione di esperti presieduta dal presidente dell’Istat.
I candidati possono raccogliere fondi ma ci sono dei limiti di spesa.
Per i singoli candidati il limite è di 52.000 euro per ogni circoscrizione o collegio (più un’aggiunta di 0,01 euro per ogni residente nelle circoscrizioni o collegi in cui il candidato si presenta). Visto che alla Camera un collegio uninominale ha in media 250.000 abitanti (500.000 al Senato) e un milione quello plurinominale (2 milioni al Senato), i tetti di spesa per gli aspiranti deputati si aggirano attorno ai 54.500 euro nell’uninominale e 62.000 euro nei collegi plurinominali (per i senatori rispettivamente 57.000 euro nell’uninominale e 72.000 euro nei collegi plurinominali). Per i partiti, invece, c’è la possibilità di spendere 1 euro per ogni iscritto nelle liste elettorali delle circoscrizioni o collegi in cui presenta le proprie candidature.
Sono numeri realistici? A mio parere la risposta non può essere che negativa. Si possono limitare le spese (e a me pare difficilmente argomentabile) ma ci sono mille modi per aggirare la norma che rendono il tutto una farsa.