La riorganizzazione del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali – Mibact (ora Mibac) voluta dall’ex ministro Dario Franceschini ha comportato cambiamenti strutturali di notevole portata. I punti cardine sono stati: una Direzione Generale Musei articolata sul territorio in 17 Poli Museali Regionali e 32 Istituti con piena autonomia tecnica e scientifica, ognuno dotato di un proprio statuto, di un bilancio, di aree funzionali e autorizzati ad operare con le tecniche di marketing e fundraising. Sono passati alcuni anni e si iniziano a tirare le somme.
Va detto che la Riforma, per alcuni, ha presentato più ombre che luci (come per i firmatari del Manifesto per la Tutela dei beni culturali) ma i risultati ottenuti da tanti musei parlano da soli.
Il nuovo ministro Bonisoli (in carica dal 1° giugno 2018) ha deciso di attuare una controriforma. Secondo quanto riportato dal quotidiano Repubblica, Bonisoli avrebbe pronta una bozza incentrata sulla riorganizzazione del Ministero dei Beni Culturali, coinvolgendo tutti i punti salienti della Riforma Franceschini: rinforzare i poteri del ministero e del segretariato generale e istituire una nuova direzione “Contratti e concessioni” che, oltre una certa soglia di spesa, potrà bandire gare d’appalto anche per i siti autonomi. Ad autorizzare i prestiti per le mostre sarà poi la Direzione Generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio. Quindi, Roma torna il cardine di tutto il sistema. A mio avviso, almeno riguardo al fundraising, la perdita di una percentuale di autonomia di alcuni musei, non porterà nulla di buono, tranne meno agilità e meno concretezza, quello cioè che chiede uno sponsor o un donatore.
Oggi, per un museo Mibac non dotato di autonomia, è quasi impossibile fare fundraising. Un museo dotato di autonomia può invece muoversi bene tra fundraising, sponsorizzazioni, partnership e CRM. Solo chi l’ha fatto può testimoniare la bontà dell’attuale sistema che assolutamente non snatura l’essenza di un museo ma rafforza il legame tra questo e il territorio.
Qualcuno parla anche di cancellazione dei CdA. Pensare di ridurre o tagliare i consigli di amministrazione dei musei autonomi è, a mio avviso, un grave errore. I consiglieri lavorano gratis e il loro compito è quello sia di supportare il direttore nel determinare e programmare le linee di ricerca e gli indirizzi tecnici dell’attività del museo, sia di agevolare i contatti con la realtà locale, il mondo imprenditoriale, le pubbliche amministrazioni, le organizzazioni del Terzo Settore. Per il fundraising questo è fondamentale. Un direttore nuovo, in un territorio nuovo, ci metterà anni a tessere una rete di pubbliche relazioni e attivare, in maniera efficace, il fundraising.
Alla fine, sono sempre i numeri a parlare. Nel 2018 i visitatori sono aumentati di oltre 1 milione 700 mila, più 22 per cento rispetto all’anno precedente. Questo vuol dire più cultura, più fondi, più comunicazione, più indotto. La Riforma Franceschini non è stata perfetta ma la scelta di trasformare alcuni musei in musei autonomi ha sicuramente rivoluzionato, in meglio, il sistema museale italiano.