8×1000, 5×1000 e naturalmente anche 2×1000: utilizzo, differenze, speranze…
A seguire il pezzo scritto da Vincenzo Tafuri e pubblicato sulla rivista online Istituzioni24.it.
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È tempo della dichiarazione dei redditi: un rito annuale che interessa oltre quaranta milioni di italiani, coinvolge moltissimi commercialisti e consulenti del lavoro e altrettanti centri di assistenza fiscale (CAF) dislocati su tutto il territorio nazionale.
«La polemica anti tasse è irresponsabile. Dovremmo avere il coraggio di dire che le tasse sono una cosa bellissima e civilissima, un modo di contribuire tutti insieme a beni indispensabili come la salute, la sicurezza, l’istruzione e l’ambiente». Con questa affermazione, nel 2007, l’allora Ministro dell’Economia e delle Finanze, Tommaso Padoa Schioppa, intervenne in una nota trasmissione televisiva per parlare di evasione fiscale, di diminuzione dell’IRPEF e delle politiche fiscali governative. Al netto della parola bellissima, probabilmente fuori luogo, il concetto di Padoa Schioppa era ed è ancora chiaro: pagare le tasse ha lo scopo di pianificare, progettare, organizzare ed erogare i servizi pubblici, specialmente in Italia, dove molti di questi – sanità, welfare, istruzione – sono universali, cioè garantiti a tutti.
Con la dichiarazione dei redditi, oltre ad assicurare questi servizi pubblici fondamentali, ogni contribuente può sostenere le confessioni religiose – attraverso l’8xMille –, gli enti di ricerca o del non profit – mediante il 5xMille – e i partiti politici – attraverso il 2xMille –. Tre possibilità complementari, non alternative, che consentono, da un lato, di supportare progetti di utilità sociale, nel solco del principio costituzionale della sussidiarietà orizzontale – nel caso dell’8xMille e del 5xMille –, dall’altro, di patrocinare, con il 2xMille, le attività politiche del proprio partito preferito.
Tutti e tre, comunque, investono di maggiore responsabilità gli enti destinatari, che non ricevendo semplicemente e passivamente fondi nazionali, devono attuare delle strategie di marketing e di comunicazione – comprese quelle di rendicontazione sociale e finanziaria – per poter attrarre le scelte dei contribuenti.
L’8xMille è nato tra il 1984 e il 1985, a seguito della stipula del Concordato tra lo Stato Italiano e la Chiesa Cattolica, con cui quest’ultima ha perso i trasferimenti diretti a sostegno del clero e dell’edilizia di culto. Successivamente, oltre alla Chiesa Cattolica è stata data la possibilità di raccogliere questo finanziamento anche ad altre religioni, arrivando, così, complessivamente, a 13 possibili beneficiari, compreso lo Stato.
Il 5xMille, invece, è stato introdotto con la Finanziaria 2006, confermato dalle successive leggi di Bilancio, per essere, poi, definitivamente stabilizzato nel 2014. L’elenco, qui disponibile, è suddiviso in più categorie: ricerca scientifica, ricerca sanitaria, associazioni sportive dilettantistiche, enti del volontariato.
Il 2xMille, istituito nel 2013 e approvato definitivamente nel 2014, è la forma di finanziamento pubblico ai partiti che ha sostituito i rimborsi elettorali, che, da tre anni, non vengono più stanziati.
La possibilità di finanziare i partiti, attraverso una quota parte della propria IRPEF, ha dato a noi di Istituzioni24.it lo spunto per intervistare il fundraiser Raffaele Picilli, al quale, oltre a porre delle domande su questa possibilità fiscale di recente introduzione, abbiamo chiesto il suo parere anche sull’8xMille e sul 5xMille, alla luce della sua esperienza pluriennale nella consulenza per le organizzazioni del terzo settore. Picilli è, tra l’altro, l’autore, insieme con Marina Ripoli, del libro Fundraising e comunicazione per la politica, edito da Rubbettino nel 2014.
Con l’8xMille, il contribuente può scegliere a quale confessione o filosofia religiosa può destinare una parte di imposta dei suoi redditi soggetti ad IRPEF. Essendo i destinatari, principalmente, delle religioni, nella scelta conta più l’aspetto spirituale o anche quello relativo all’impiego dei fondi ottenuti?
«L’8 per Mille ha una lunga storia. Nasce nel 1985 e ad oggi consente il sostegno indiretto di dodici confessioni religiose, più lo Stato. A mio avviso, anche se viene rappresentato come destinazione di una parte delle imposte, è pur sempre un dono, una forma di sostegno, di ringraziamento e di fiducia nei confronti di qualcuno. La statistica però parla chiaro: in media solo il 50% dei contribuenti fa una scelta precisa. Perché? Mancano le campagne di informazione, molti fanno confusione tra 2, 5 e 8 per Mille, alcuni hanno poi dubbi su trasparenza e rendicontazione delle spese.
Cosa conta nella scelta? Da fundraiser, direi che dovrebbe contare di più l’aspetto materiale: come sono stati spesi i soldi che avete raccolto? come spenderete i successivi? Poi, sicuramente, anche l’aspetto spirituale che è quello che spinge la maggior parte delle persone a destinare l’8xMille alla propria confessione religiosa. Pensare di raccogliere l’8xMille solo dai propri fedeli è riduttivo. Ci sono molte persone che conosco, anche non cristiane, che, per esempio, sostengono la Chiesa Valdese perché hanno toccato con mano uno dei progetti da loro finanziati con l’8xMille. Va, però, anche detto che sono pochissime le confessioni religiose che organizzano campagne 8xMille, tra queste la Chiesa Cattolica e la Chiesa Valdese. La buona comunicazione resta sempre l’anima delle raccolte fondi».
Come scegliere un’organizzazione del non profit alla quale destinare il 5xMille?
«Io scelgo in base ad alcuni parametri: cosa fanno, cosa hanno fatto e come lo hanno fatto. Non bisogna necessariamente scegliere una grande organizzazione solo perché si pensa che le grandi possano assicurare trasparenza e corretto uso del denaro. In venti anni di professione, ho visto tantissime piccole e medie organizzazioni di volontariato operano molto bene. Di solito, controllo anche il loro sito web e i canali social per cercare informazioni specifiche proprio sul 5 per Mille. Mi aspetto che l’associazione mi parli dei progetti che intende realizzare e di quello che ha fatto negli anni passati. Vorrei segnalare che, quest’anno, ci sono novità interessanti nel panorama 5 per Mille. Per esempio, sarà possibile sostenere anche i Musei e le Aree archeologiche».
Da alcuni anni, è possibile destinare anche il 2xMille ai partiti politici. Data la disaffezione verso la politica, questa possibilità è colta soltanto dai militanti di questi partiti? Perché donare alla politica?
«Da quando è operativo il 2xMille a sostegno dei partiti e movimenti politici, solo il 3,3% dei contribuenti ha destinato la sua quota delle imposte alla politica ed è il dato più alto da sempre! Il 3,3% deve essere calcolato su 41 milioni di contribuenti, quindi ne risulta un numero davvero esiguo. L’anno scorso sono stati assegnati 18 milioni di euro, in crescita sensibile rispetto ai 14,1 milioni dell’anno precedente quando erano state solo il 2,6% delle dichiarazioni a contenere l’indicazione di sostenere un partito politico. Numeri ancora troppo bassi per consentire al 2xMille di sostituire l’ormai abolito finanziamento pubblico ai partiti.
A mio avviso, destinare il 2xMille ai partiti o ai movimenti politici è fondamentale per sostenere la democrazia. La politica ha un costo, i partiti hanno delle strutture, del personale, dei costi di funzionamento, per non parlare delle spese per l’organizzazione delle campagne elettorali. Senza tutto questo, ci sarebbero meno trasparenza, meno partecipazione, meno lotte per i diritti, meno consapevolezza di quel che accade nel nostro Paese. L’Italia è uno dei pochissimi Paesi del mondo che ha abolito il finanziamento pubblico. Gli altri non lo hanno fatto e un motivo ci sarà. Destinare il 2xMille non è tanto aiutare i partiti, ma aiutare la nostra democrazia ad essere libera e indipendente da poteri forti, o, peggio, da donatori occulti».