Riporto l’intervista di Gabriele Miceli pubblicata su Fantapolitico.it
——
Al giorno d’oggi la campagna elettorale – come tutte le attività dei partiti e dei movimenti politici – è diventata impegnativa ma soprattutto dispendiosa. Nell’arco di pochissimo tempo si deve avere la capacità, organizzativa, economica e aggiungerei anche mentale, di programmare eventi, conferenze, comizi, comitati, oltre a progettare e distribuire, in maniera strategica, i consueti manifesti, volantini e santini elettorali (e ci sto andando piano!). Tutte queste attività hanno un costo non indifferente per i partiti, i quali, soprattutto negli ultimi tempi, sono sempre più sprovvisti di liquidità.
L’impianto normativo che regola il reperimento di risorse da parte dei i partiti politici è cambiato, a seguito dell’approvazione della legge 13/2014 che ha previsto la definitiva abolizione, nel 2017, del finanziamento pubblico: dal finanziamento diretto dello Stato, si è passati a quello indiretto basato su donazioni liberali, con un tetto massimo annuale di 100.000 euro, e con l’opzione del 2 per 1000 per le forze politiche iscritte nel “Registro Nazionale dei Partiti”.
In buona sostanza, adesso, lo strumento del fundraising è diventato, non solo importante per le organizzazioni politiche, ma anche necessario.
E dopo questi lunghi e “asfissianti” paragrafi è giunta l’ora di introdurre un vero professionista in questo settore a cui ho avuto l’onore di fare qualche domanda.
Raffaele Picilli è fondatore di “Raise the Wind” ed esperto in fundraising per la politica.
Raffaele, grazie per il tempo che mi hai concesso. Andiamo dritti al sodo. Cosa significa fundraising per la politica?
Il termine fundraising non può essere tradotto o limitato alle parole “raccolta fondi”. Il fundraising è molto di più. Non possiamo tradurre “fundraising per la politica” in “raccolta fondi per la politica”. Le differenze ci sono e sono molteplici. Il fundraising rappresenta uno strumento pressoché nuovo per la politica italiana che, aggregando e coinvolgendo sostenitori, garantendo la fidelizzazione dei donatori/elettori, permette a partiti e movimenti politici di contare su basi solide economiche per affrontare spese ordinarie e straordinarie. A questo si aggiunge il peopleraising per la politica, cioè quell’insieme di princìpi, strumenti e tecniche che servono per cercare, selezionare, formare e organizzare i volontari impegnati in politica.
Cosa si deve fare e cosa non si deve fare in una campagna di fundraising?
Parlando di fundraising per la politica, vorrei fare una premessa: la democrazia ha un costo. La politica ha un costo e quando parlo di politica mi riferisco a campagne elettorali, apparati amministrativi dei partiti, spese di funzionamento ordinarie e straordinarie delle strutture politiche e molto altro ancora. Per esempio, quanto costa oggi una campagna elettorale? Dipende. Una campagna elettorale per elezioni europee, per un singolo candidato, può superare anche i 250.000 euro. Una per un candidato a sindaco di una metropoli, superare il mezzo milione di euro. Il costo dipende da moltissimi fattori. Una cosa però è certa, servono fondi.
Il fundraising per la politica, se ben pianificato, può essere la soluzione alla carenza di fondi. Non va però considerato soltanto come il sistema per “pagare i conti” ma come la strada principale per rendere partecipi gli elettori che, con la loro donazione, sosterranno un candidato, un programma elettorale o gli obiettivi di un partito o movimento politico. Gli oltre 100 anni di fundraising per la politica negli Stati Uniti d’America dimostrano che, grazie al fundraising, la partecipazione dei cittadini alla vita politica e alle elezioni è di molte volte maggiore di quella italiana.
È passato ormai del tempo dall’abolizione del finanziamento pubblico. Secondo te, i partiti come si stanno comportando? Hai visto qualche cambiamento in questa ultima campagna elettorale?
Rispondo con una serie di domande: in Italia quanti partiti politici hanno un loro ufficio fundraising? Quanti riescono davvero a fare fundraising e non a raccogliere monetine? Quanti usano le membership oppure fidelizzano i propri donatori? Quanti fanno campagne per il 2 per 1000?
Il mio termometro è il 2 per 1000. In Italia ci sono 41 milioni di contribuenti. Il 2 per 1000 (così come il 5 per 1000 o l’8 per 1000) non ha nessun costo per il cittadino, si tratta di inserire un codice e una firma nell’apposito riquadro della dichiarazione dei redditi. Tempo stimato: qualche secondo. Quanti italiani donano il 2 per 1000 ai partiti? Dal 2017 viaggiamo su punti percentuale che non arrivano al 4. Un dato bassissimo.
Aggiungo altro: in base all’analisi di Transparency International Italia, nel 2020 sono state effettuate 12 mila donazioni da parte di soli 1.500 donatori per un totale di 21 milioni di euro a politici, partiti e associazioni politiche.
Non bisogna sostenere la politica con donazioni? Forse molti italiani preferiscono donazioni occulte o il finanziamento illecito. Nel 2017 abbiamo abolito il finanziamento pubblico dei partiti ma con quali risultati?
Perché da parte dei cittadini c’è questa grande diffidenza nel donare fondi ai partiti?
A mio avviso mancano due cose: manca fiducia verso la politica ed i politici e mancano gli “appelli” cioè le richieste di donazione. Negli Stati Uniti, nel Regno Unito o in Germania è completamente diverso e sostenere, con contributi, partiti e politici, è assolutamente normale.
Molte volte ho suggerito ai tesorieri nazionali dei partiti di creare una sorta di “comitato” per spiegare, attraverso messaggi pubblicitari, quanto sia necessaria e importante la donazione del 2 per 1000. Ad oggi, l’appello è ancora inascoltato.
Alla luce dei tantissimi scandali legati al finanziamento dei partiti, è urgentissimo intervenire in maniera tecnica. Da noi mancano ancora i codici per la regolamentazione delle donazioni e servono perché non tutti possono sostenere la politica, troppi sono i conflitti d’interesse, troppi i finanziamenti interdetti ed opachi, il voto di scambio e le donazioni occulte. Per rinsaldare il rapporto tra politica e cittadini serve trasparenza.