#peopleraising: come scegliere i volontari per la propria associazione?

Per molte organizzazioni dovrebbe valere una regola aurea: prima di saper fare fundraising, bisognerebbe saper fare people raising e quindi reclutare, formare, organizzare e fidelizzare i propri volontari. Accade? Purtroppo poco.

 

Di seguito il bel pezzo di Vincenzo Tafuri pubblicato su Istutuzioni24.it

«Non ci sono ricette miracolose per la ricerca e gestione dei volontari». È una frase riportata nella parte conclusiva del libro, ma che potrebbe essere liberamente usata anche all’inizio o, persino, nel sottotitolo del volume del fundraiser Raffaele Picilli e della comunicatrice Enrica Costantini.
People raising. Come reclutare, formare e coordinare volontari è, difatti, il libro che i due autori, nell’autunno 2021, propongono ai lettori per le edizioni Paguro.
Nulla è lasciato al caso nella copertina: il rosa, in quanto simbolo di speranza, è un colore positivo, confortevole e rassicurante – come dovrebbe essere un’organizzazione non profit –, il maialino, dalle sembianze dolci e simpatiche, invece, richiama l’associazione che sta per accogliere il suo vero patrimonio, ossia il volontario, qui rappresentato da un cuore rosso carminio.

Proprio perché il vero patrimonio associativo è costituito dai volontari, Picilli e Costantini, nel corso della loro trattazione, sostengono costantemente che «il tempo che qualcuno decide di donare alla nostra associazione è un dono bellissimo che non va assolutamente sprecato e che «bisogna evitare di improvvisare o di pensare che per gestire un gruppo di volontari non serva una particolare preparazione» perché «tanto è volontariato». Questo modus operandi potrebbe rivelarsi un «errore che si paga caro e con gli interessi» avvertono i due consulenti.
Reclutare efficacemente dei volontari, formarli e gestirli deve, quindi, essere il frutto di una pianificazione che aiuti a comprendere «quanti volontari servono, per cosa, che tipo di formazione dovranno avere o ricevere e per quanto tempo dovranno essere disponibili». Il libro ricorda che potrebbero esserci volontari «a breve o a lungo termine, volontari che non hanno bisogno di essere presenti in sede e volontari che in sede devono esserci necessariamente». «Ci sono» poi «volontari che possono dedicarci due ore del loro tempo, altri cinque o dieci».

Diventa, a questo punto, fondamentale il processo di selezione dei volontari; predisporre un iter rigoroso non vuol dire appesantire le dinamiche organizzative, ma significa rendere chiare le aspettative reciproche tra associazione ed aspiranti volontari, ridurre il turnover e conoscere le leve su cui lavorare nei momenti di demotivazione. Su quest’aspetto, Enrica Costantini e Raffaele Picilli sono molto netti: «Si consiglia vivamente di non accettare, nelle organizzazioni, volontari senza aver previsto un colloquio o una intervista». Per loro, l’incontro deve essere «una conversazione informale e rilassata nel corso della quale porre domande per conoscerne la loro storia personale, ciò che amano fare, cosa si aspettano dall’esperienza, come ritengono che questa opportunità di volontariato possa soddisfarli da un punto di vista personale». Il colloquio, precisano, serve anche capire il perché i candidati si siano avvicinati all’associazione. Infatti, i motivi possono essere dei più disparati: c’è chi lo fa per aiutare se stesso e per far avvicinare altri a quella stessa buona causa, chi lo fa solamente per il piacere di sentirsi appagato per l’aiuto dato ad una persona in difficoltà, chi, ancora, fa il volontario per un senso di giustizia verso le sofferenze altrui. In sintesi, in presenza di questa varietà di motivazioni, è inevitabile conoscerle da parte della dirigenza, poiché è grazie a queste informazioni che è possibile sapere su quali aspetti è utile incentivare il volontario.

People raising. Come reclutare, formare e coordinare volontari inizia con la prefazione della giornalista Paola Saluzzi e prosegue con la trattazione suddivisa in undici brevi capitoli: molti di essi sono arricchiti da interviste a dirigenti e volontari in prima linea, tutti, invece, riportano, nella fase conclusiva, una ricapitolazione delle parti salienti.
È un libro agile, perché sono poco più di 70 le pagine da sfogliare; è scritto in forma discorsiva, senza troppi fronzoli ma con alcune ridondanze contenutistiche. È un piccolo manuale operativo, che spiega, fattivamente, come muoversi quando si tratta di valorizzare il volontariato in un’organizzazione senza scopo di lucro: come reclutare un volontario, come valorizzare le sue competenze e accrescerle con la formazione interna, in che modo ringraziarlo per il suo impegno, come evitare la sua disaffezione e, di conseguenza l’abbandono. Lo si legge con l’ovvia consapevolezza che i suoi contenuti sono soltanto il punto di partenza per una strategia di reclutamento, formazione e gestione dei volontari che, necessariamente, deve poter contare anche sul supporto di una consulenza specifica.