People raising per i musei: fare volontariato per la cultura

 

I volontari nel settore culturale possono essere di grande aiuto, specialmente nelle situazioni in cui l’Ente non riesce ad assicurare la completa gestione del Patrimonio Culturale o ne vuole implementare alcune aree. I volontari non devono fungere da “tappabuchi” o peggio da “sostituti” del personale ma devono invece integrarsi nel sistema dell’Ente rafforzandolo. Per essere chiari, i volontari non servono per evitare di assumere personale o di risparmiare soldi.

Molte Istituzioni culturali italiane sono supportare da organizzazioni del Terzo Settore. In tanti musei troviamo associazioni del tipo “Gli amici del museo X” oppure nei teatri “Gli amici del Teatro Y”. Il loro aiuto è spesso prezioso per la valorizzazione dell’Istituzione, per il supporto nel finanziare progetti (per esempio di restauro o conservazione) o nell’organizzazioni di attività rivolte agli studenti e ai bambini. Naturalmente è volontariato e l’azione di supporto può essere discontinua oppure non necessariamente professionale. Tutto dipende da come vengono regolati i rapporti tra Ente e organizzazione del Terzo Settore.

La gestione delle risorse umane volontarie è da sempre molto complessa. Nel nostro Paese il numero dei volontari è basso rispetto a quello di altre nazioni. Per esempio, negli Stati Uniti d’America il 23% dei cittadini adulti fa volontariato e nel Regno Unito la percentuale sale al 30%, contando i ragazzi e le ragazze che hanno più di sedici anni.

Durante la prima edizione della Fundraising Study Visit che si è svolta ad ottobre 2024 a Londra è stato molto utile confrontarsi con chi gestisce i rapporti tra museo e volontariato.

I volontari nei musei devo sapere esattamente cosa fare e cosa non fare. Per esempio, non devono fare le stesse cose che fa il personale dipendente. Un regolamento chiaro che stabilisca le diverse attività è assolutamente necessario.

Il volontario nel settore culturale va motivato e la miglior motivazione è renderlo partecipe dei successi dell’Istituzione. Senza comunicazione, senza partecipazione, il volontario tenderà ad allontanarsi.

Il volontario ha i suoi tempi ma deve essergli chiaro che se prende un impegno, questo va portato a termine con responsabilità.

Anche nel fundraising, l’azione di raccolta fondi da parte delle organizzazioni del Terzo Settore a sostegno di un museo andrebbe attentamente regolata. Chi raccoglie fondi lo fa spesso spendendo il nome del museo ma resta sempre un privato. A mio avviso è lo stesso museo che dovrebbe fare fundraising anche avvalendosi del supporto delle organizzazioni di volontariato.

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Per partecipare alla prossima edizione della Fundraising Study Visit  (qui trovi il racconto della prima edizione) oppure per avere maggiori informazioni sui programmi di sostegno per il fundraising e people raising in ambito culturale puoi scrivere a Raffaele Picilli info@risethewind.it o a Carla Lotti info@easymuseum.it

Per approfondire il tema del fundraising per i luoghi della cultura puoi leggere: Raffaele Picilli e Gabriele Granato, “Fundraising e marketing per i musei”, “L’inestimabile valore: marketing e fundraising per il patrimonio culturale” o “I musei salveranno il mondo: i venti migliori musei per accessibilità, fundraising e marketing” per Rubbettino Editore.

Sul people raising: Raffaele Picilli e Enrica Costantini “People raising. Come reclutare, formare e coordinare volontari” con la prefazione di Paola Saluzzi, Paguro Editore